di Federica Cominelli in collaborazione con Maria Cotelli
Verso la fine degli anni Settanta, due psicologhe americane, Pauline Clance e Suzanne Imes, hanno utilizzato per la prima volta l’espressione “sindrome dell’impostore”.
La sindrome dell’impostore indica “la situazione emotiva di chi sente di non possedere realmente le competenze, le capacità o le risorse che gli hanno permesso di ottenere un successo”.
Chi soffre di questa sindrome vive quotidianamente con la paura di essere smascherato e tende ad attribuire i propri successi a fattori esterni, molto spesso alla fortuna. Inoltre, sottostima le proprie capacità tanto da non sentirsi degno di ciò che ha ottenuto.
Le cause di questa sindrome sono svariate. Potrebbero ricondursi a una scarsa autostima del soggetto, ad un eccesso di perfezionismo oppure ad un elevato livello di ansia. Queste condizioni portano a pensare che ogni risultato raggiunto non sia sufficiente, provocando una percezione distorta delle proprie capacità e di sé.
Secondo una recente ricerca, circa il 62% dei lavoratori di tutto il mondo dichiara di aver sofferto o di soffrire della sindrome dell’impostore.
Sintomi e caratteristiche
Ci sono alcuni sintomi osservabili riconducibili a questa sindrome che possono aiutarti a riconoscerla, come, ad esempio:
- Basare la propria autostima sulla percezione delle proprie abilità;
- Pensare di dover essere un perfezionista per lavorare in modo soddisfacente;
- Sacrificare il proprio benessere per aumentare la produttività;
- Provare un senso di solitudine o un bisogno di isolamento;
- Osservare un peggioramento della salute mentale a causa dell’eccesso di lavoro.
Ovviamente, ogni persona vive la sindrome in modo differente, però esistono delle caratteristiche piuttosto ricorrenti, come: insicurezza, paura di non essere abbastanza bravi, disconnessione dai colleghi, sabotaggio del propri successi, superlavoro e burnout, standard di lavoro troppo alti, paura di fallire.
In ambito lavorativo esistono delle classificazioni di tale sindrome. In particolare, ne sono state individuate cinque tipologie specifiche:
- Il perfezionista: può sviluppare questa sindrome a causa degli obiettivi molto elevati che si pone e per la sua tendenza a puntare alla perfezione.
- L’esperto: ha paura possa arrivare una persona più competente che possa smascherarlo.
- Il superuomo: lavora molto duramente per colmare le proprie insicurezze, ma spesso sviluppa stress e ansia.
- L’individualista: non chiede aiuto in caso di difficoltà per paura di mostrare le proprie debolezze e, quindi, di essere smascherato.
- Il genio per natura: considera lo sforzo e l’impegno come una debolezza e non come un pregio e sente di dover eccellere al primo tentativo.
Strategie per affrontare la sindrome dell’impostore
La cosa più importante da ricordare è che le sensazioni che si provano non sono anormali ed esistono dei modi per affrontarle e superarle. Come?
- Impara a riconoscere la tua voce interiore svalutante e negativa e modificala quando possibile: ti aiuterà ad affrontare le situazioni in modo diverso e a guardarle sotto una luce positiva.
- Riconosci le tue sensazioni e prova a distinguerle dai fatti reali: non sono la stessa cosa.
- Condividi con altre persone le tue sensazioni: potresti trovare un supporto e un confronto utili per superare la situazione.
- Non paragonarti ai tuoi colleghi, ma cogli le opportunità per imparare da loro.
- Accetta di poter commettere degli errori: nessuno è perfetto, a tutti capita di sbagliare.
- Premiati per i tuoi successi: ogni volta che pensi di aver fatto bene qualcosa festeggia e condividi i tuoi risultati con colleghi, amici o familiari.
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