di Angela Tapparo collaborazione con Federica Cominelli
Cosa sono le emozioni e quali sono le emozioni di base
Malgrado la loro presenza costante nelle nostre vite, dare una definizione chiara di emozione è tutt’altro che semplice. Per loro natura, infatti, le emozioni sono processi complessi, formati da diverse componenti, cioè da reazioni fisiologiche, elaborazioni cognitive e dalla messa in atto di specifici comportamenti.
Iniziamo, quindi, col dare un quadro più definito e completo rispetto al significato di questo termine: prima di tutto, le emozioni sono risposte innate ed automatiche, che si attivano alla presentazione di uno stimolo. Tale stimolo può verificarsi nell’ambiente esterno – ad esempio, ricevere una brutta notizia – oppure al nostro interno – come avere pensieri positivi o, al contrario, negativi.
Le emozioni sono diversificate e numerose, tuttavia è possibile identificarne un gruppo specifico e di fondamentale importanza, cioè quello delle Emozioni di base. Per primo fu lo psicologo Ekman a definirle: esse sono emozioni primarie e innate che, per questo motivo, sono universali, cioè presenti ed espresse fin dalla nascita nel medesimo modo in ogni cultura, luogo e tempo. In particolare, queste emozioni sono paura, tristezza, rabbia, sorpresa, gioia e disgusto.
Nello specifico, le emozioni, anche quelle più spiacevoli, rivestono un ruolo cruciale nelle nostre vite. Infatti, ci permettono di sopravvivere, reagendo a potenziali situazioni di pericolo, ma anche di sviluppare auto-consapevolezza sul proprio stato di benessere e di soddisfazione, per agire poi nella direzione della loro promozione.
Di conseguenza, sviluppare consapevolezza sui propri vissuti emotivi, e dedicare tempo alla loro elaborazione e gestione, sono delle abitudini fondamentali per la crescita ed il benessere personali. Questo è più che mai vero nel contesto lavorativo: se le aziende, fino a qualche tempo fa, erano considerate solamente luoghi legati alla produttività, negli ultimi anni si sta sempre più affermando l’importanza dei vissuti emotivi presenti al loro interno, al fine di garantire un clima sereno e, di conseguenza, una maggiore produttività.
La gestione della rabbia sul luogo di lavoro
La rabbia è una delle emozioni di base vissute con maggiore intensità, e a volte con una certa difficoltà. Tuttavia, è una delle emozioni di base, innata e necessaria per la nostra sopravvivenza. Il suo ruolo è infatti adattivo: permette di valutare la situazione e garantisce la giusta energia per reagire adeguatamente a ciò che questa presenta.
Nello specifico, sul posto di lavoro, la rabbia si può presentare quando il lavoratore sente di non poter portare a termine i propri obiettivi, a causa di ostacoli interni o esterni, oppure quando comprende che le proprie aspettative circa la sua esperienza lavorativa non potranno essere soddisfatte. Affinché questa emozione svolga il proprio ruolo, è importante comprenderne l’impatto positivo derivante dalla sua elaborazione e gestione.
Da un lato, elaborare la rabbia ed esprimerla in maniera assertiva permette di diventare consapevoli dei propri bisogni e di ciò che causa disagio personale. Tale consapevolezza sprona a far valere le proprie necessità anche di fronte agli altri, attuando una negoziazione ed evitando di nascondere o reprimere le difficoltà presenti nel contesto lavorativo.
Dall’altro lato, quando la rabbia viene espressa tramite atteggiamenti aggressivi, questa può portare alla presenza di frustrazione e rancori nelle relazioni lavorative, al deterioramento del clima lavorativo e dunque ad un peggioramento della performance. Inoltre, potrebbe anche causare l’insorgenza di stress lavoro-correlato.
È quindi evidente l’importanza, per le aziende, di riconoscere e gestire al meglio la rabbia, puntando sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva, così da evitarne gli effetti negativi e da massimizzarne i benefici.
Nello specifico, la cultura aziendale può svolgere un importante ruolo: creare e sviluppare una cultura attenta alle emozioni e delle policy organizzative che non tollerino alcuna forma di aggressività, anche quella più piccola e meno evidente, stimola il rispetto reciproco e l’uso di un confronto costruttivo. In particolare, il rispetto, inteso come riconoscimento reciproco di ruoli e expertise tra collaboratori, è l’elemento fondante per una funzionale gestione della rabbia, che potrà essere così utilizzata come elemento facilitatore di un’ulteriore crescita individuale ed organizzativa.
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